"d'amose da fà, semo romani.... volemose bene!"

Karol Wojtyla

sabato 21 novembre 2009

IL CANE CORSO


La storia del Cane Corso, coincide straordinariamente con la storia delle genti italiche, con i loro splendori e le loro miserie. Purtroppo questa razza, salvata solo da pochi anni da quello che sembrava un inesorabile e fatale declino, è giunta a noi con uno scarno ancorché significativo materiale storico - iconografico, dal quale gli appassionati hanno cercato di ricostruirne le origini. L'etimo del nome Corso non ha trovato ancora una spiegazione certa, le ipotesi più accreditate indicano una possibile origine dal greco KORTOS= recinto e dal latino COHORS= guardia del cortile. Fino a poco tempo fa la documentazione più antica dove veniva citato il nome del Cane Corso era riferibile ad alcuni poemi e scritti su argomenti diversi risalenti al 1500. Nel 1998 l'A.I.C.C. Associazione Italiana Cane Corso, ha pubblicato una ricerca sulla razza che ha portato alla luce l'uso bellico di questo molosso nel 1137 in Montopoli di Sabina (vicino Roma), il ritrovamento dei canili dell'epoca, nonché lo stretto legame della razza con la storia romana. Tutto questo ci permette di considerare il Corso la maggiore testimonianza di razza ancestrale che ha mantenuto nei secoli peculiari caratteristiche che ci portano indietro nel tempo, non solo al periodo legato all'economia agricola immediatamente precedente la rivoluzione industriale, ma ancora oltre, quale anello di congiunzione nel campo cinofilo tra le grandi civiltà del passato, lo splendore e la caduta dell'impero romano, il medio evo e l'età moderna. Questa razza ha mantenuto, attraverso la selezione nei secoli, il più stretto contatto con l'ambiente e le funzioni per le quali l'uomo ha ritenuto d'impiegare questo prezioso compagno. Si parla di tempi dove il successo e la sopravvivenza di una razza derivavano esclusivamente dalla capacità di rendere un servizio, per cui allevare e mantenere un cane, così come altri animali, era una scelta di tipo economico, dove ad un onere sopportato doveva corrispondere l'acquisizione di un bene o di un servizio; nulla era concesso al superfluo. Il Canecorso così come lo possiamo ammirare oggi, è l'esempio migliore a sostegno della tesi secondo cui una razza quando possiede determinate caratteristiche morfologiche e caratteriali funzionali al lavoro che deve svolgere, ha in se l'armonia della forma e l'equilibrio del carattere. Il passato di questo straordinario animale, non solo è in gran parte presente e vivo, ma è di incredibile attualità, quasi che il tempo sia appena scivolato via. Il Corso ha conservato dai suoi progenitori molossi dell'Epiro e dai pugnaces dei Romani utilizzati in guerra e in combattimenti nei circhi, l'aggressività e la combattività necessarie per portare al successo la sua azione, senza esitazione alcuna, con un potenziale di forza impressionante. Attraverso il contatto con l'uomo e la vita sociale ha imparato ad essere reattivo solo all'occorrenza, diventando un ottimo interprete della gestualità umana. Con queste caratteristiche esso è giunto fino ai nostri giorni, sopravvissuto in piccoli insediamenti nel sud Italia che hanno mantenuto un' agricoltura arcaica dove un cane polifunzionale è un ausiliario insostituibile.La modernizzazione dell'agricoltura, dei sistemi di allevamento ed in particolare la progressiva scomparsa dell'allevamento brado e semibrado, la diminuzione della selvaggina e l'impiego delle armi da fuoco da cui derivano diverse tecniche di caccia, hanno fatto venir meno alcuni degli impieghi tradizionali dela razza ed il suo conseguente utilizzo. Per questi motivi la diffusione del nostro ha subito dopo la seconda guerra mondiale un drastico ridimensionamento. La situazione agli inizi degli anni settanta era preoccupante per la stessa sopravivenza della razza, ormai ridotta ad un modesto numero di esemplari e neppure considerata dalla cinofilia ufficiale anche se vi erano state significative segnalazioni di appassionati cinofili tra cui il conte Bonatti e il prof. Ballotta.Fu proprio in quegli anni (1976) che un appassionato cinofilo, ricercatore delle tradizioni rurali dell'Italia, il dott. Breber ripropose all'attenzione del pubblico e della cinofilia ufficiale la razza, con un articolo sulla rivista dell' ENCI "I nostri cani". Da questo primo passo prese in seguito il via un progetto di recupero ad opera di un gruppo di appassionati che si erano messi nel frattempo in contatto con il dott. Breber. Nell'ottobre 1983 questi appassionati diedero origine alla S.A.C.C. Società Amatori Cane Corso. Gli intenti unitari del recupero della razza che erano stati alla base della fondazione della SACC, ebbero un primo scossone nel 1986 anno in cui il dott. Breber abbandonò il sodalizio. Quanto accaduto non ebbe molta risonanza all'epoca, essendo le vicende della razza poco conosciute e vissute ai margini della cinofilia ufficiale, questo fatto però risulterà determinante per l'indirizzo futuro della selezione. In conseguenza di ciò, venne a mancare il contributo di colui che tra i primi si era interessato al Canecorso e, soprattutto, aveva fornito i cani per le prime cucciolate: Basir modello per lo standard di razza era figlio di Dauno e Tipsi due cani della selezione di Breber.Con l'uscita del dott. Breber la SACC accentra intorno all'allevamento di Mantova gestito da Giancarlo Malavasi tutto il programma zootecnico sulla razza e la gestione della SACC rimane imperniata sulle figure di Stefano Gandolfi, Gianantonio Sereni e Fernando Casolino. La necessità di portare avanti con rigore i programmi, diventa la giustificazione per una gestione accentrata, poco democratica e talvolta chiacchierata dell'associazione. Per questi motivi dalla SACC si staccano in epoca successiva e in tempi diversi due vicepresidenti il Sig. Oreste Savoia e il dott. Flavio Bruno. In questo periodo deve essere evidenziato che l'attività della SACC per portare al riconoscimento il Cane Corso è stata svolta con molto impegno e con risultati apprezzabili. Purtroppo lo stesso non si può dire da un punto di vista cinotecnico, poiché il livello qualitativo della cucciolata di Basir (del 1980) non solo non fu mai ripetuto, ma i soggetti prodotti apparivano (e ancora oggi appaiono) parecchio lontani da quel modello con un'accentuata disomogeneità.In quel periodo la SACC organizzò con successo raduni cinotecnici con lo scopo di fare conoscere la razza e permettere ai giudici ENCI di effettuare verifiche e misurazioni. Questa attività ebbe come risultato un progetto di standard redatto dal dott. Antonio Morsiani ratificato dal comitato giudici dell'ENCI nel 1987.Nella redazione dello standard, forse per la necessità di dover differenziare il più possibile ai fini del riconoscimento il nostro dall'altro molosso italiano il Mastino Napoletano, furono commesse alcune forzature, tutt'ora oggetto di discussione.La più importante riguarda la chiusura dei denti, poiché lo standard FCI indica quale chiusura tipica il leggero prognatismo; la chiusura a tenaglia soltanto accettata nello standard era in effetti altrettanto diffusa nei Corsi, come dimostrato non solo dalle molteplici prese di posizione di allevatori e appassionati (tra cui lo stesso Breber), ma anche dagli atti ufficiali del 1° Convegno Nazionale di Civitella Alfadena 16 Giugno 1990. Nel 1992, per meglio seguire l'evoluzione della razza, l'ENCI decise di iscrivere i Corsi nati da genitori verificati dai giudici e come tali considerati capostipiti, in un libro non ufficiale denominato "LIBRO APERTO".I dati presenti su questo libro sono stati trasferiti al momento del riconoscimento della razza il 20 Gennaio 1994 nei libri ufficiali. L'entusiasmo per questa razza, la curiosità, unite al calcolo di natura politica che un maggior numero di cani e un maggior interesse per la razza avrebbero costituito una forte spinta sull'autorità cinofila per il riconoscimento, causarono un aumento incontrollato della produzione dei cuccioli, con conseguente diminuzione della qualità media dei soggetti. In questa fase la SACC , non solo non mise in atto alcuna iniziativa per frenare questo fenomeno, ma anzi sfruttò ogni occasione per pubblicizzare la razza e con essa gli artefici del suo recupero. Sotto questa spinta il numero dei Corsi prodotti annualmente è passato dalle poche decine iniziali alle attuali 3000 iscrizioni annue.Non riuscendo ad ottenere risultati significativi sulla qualità dei soggetti, è stato presentato il successo della razza in ragione dell'incremento numerico. Questa scelta penalizzante da un punto di vista zootecnico, ha però pagato in termini di omologazione politica. Il 22 Maggio 1996 ad Arese venivano riuniti i migliori Cani Corso, il CH Boris veniva utilizzato quale modello per la presentazione delle caratteristiche della razza ai vertici della F.C.I., pochi mesi più tardi nel Novembre 1996 essa otteneva il riconoscimento a livello internazionale.Questo provvedimento in apparenza positivo, ha portato ad un ulteriore aggravamento della situazione, poiché molti appassionati al di fuori dell'Italia spinti dal richiamo della novità, hanno acquistato con leggerezza Corsi; spesso per mancanza d'informazione la scelta è stata fatta solo in base alla disponibilità, al colore o al prezzo dei cuccioli. Quello che è emerso in questi anni, è la totale mancanza di una seria attività d'informazione e tutela della razza a livello internazionale. Nella confusione generale quei pochi che hanno cercato di organizzare nel loro paese gli appassionati del Cane Corso hanno dovuto constatare la difficoltà a rapportarsi con la SACC che spesso ha nascosto dietro la sua arroganza le evidenti carenze.Emblematica la situazione con gli Stati Uniti d'America: dapprima riconosciuta la delegazione SACC presso Cane corso Club of America, poi riconoscimento della I.C.C.F. (International Cane Corso Federation) e successivo disconoscimento della stessa.Nell'ottobre 1996 il sindaco della SACC Renzo Carosio preso atto delle innumerevoli irregolarità di gestione e violazioni delle norme statutarie denunciava la SACC all'E.N.C.I., chiedendone il diretto intervento.Nel Luglio 1999, dopo anni di gestioni chiacchierate e ripetuti provvedimenti dell'E.N.C.I. tra cui la nomina di un ispettore, di un commissario ad acta e di un commissario straordinario, preso atto dell'incapacità di svolgere un'apprezzabile attività zootecnica, l'Enci ha tolto alla SACC il riconoscimento di club ufficiale della razza.Nel tentativo di ovviare a questa situazione, a dir poco disastrosa, il 10 Gennaio 1998 alcuni appassionati italiani hanno fondato l'A.I.C.C. Associazione Italiana Cane Corso che in poco tempo è riuscita ha conquistarsi la fiducia e la stima a livello nazionale ed internazionale. Questa associazione ha organizzato i più importanti eventi del Canecorso in Italia con raduni a cui hanno spesso partecipato oltre cento soggetti di Cani Corso. L'AICC ha organizzato anche diversi seminari tecnici sulla razza e ha realizzato uno studio che ha dato origine allo STANDARD di razza 2003. Il nuovo standard in vigore in Italia dal 1 gennaio 2003, è stato fatto proprio anche dall'I.C.C.F. per cui entrerà in vigore anche negli Stati Uniti d'America dal 1 gennaio 2004. Si realizza così uno degli obiettivi primari dell'AICC: lo stesso indirizzo della selezione della razza sulle due sponde dell'Atlantico. Un risultato straordinario di cui l'AICC va molto fiera perchè ha fatto si che l'evoluzione della razza non seguisse due strade completamente diverse tra l'Europa e gli Stati Uniti.

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